Nato a Melbourne da genitori di composite ascendenze, all’età di quattro anni si trasferisce con la famiglia negli Stati Uniti, in California, prima a Santa Monica, dove i Carroll conducono una vita improntata all’economia dei mezzi, e poi a Los Angeles, dove frequenta l’Art Center College e si guadagna da vivere tra insegnamento e attività di illustratore. In questo periodo nascono i primi telai realizzati autonomamente con materiali di scarto, spesso coperti da tele usate da altri studenti e ridipinte, elementi che contribuiranno a formare la cifra del suo lavoro. Nel 1984 abbandona la West Coast per trasferirsi a New York; qui entra in contatto con l’ambiente artistico locale e con le gallerie d’arte, giungendo a realizzare nel 1988 la prima mostra personale. I suoi lavori divengono internazionalmente noti a partire dalla fine degli anni ’80, quando Harald Szeeman lo sceglie, assieme ad altri otto giovani artisti americani, come rappresentante della nuova generazione nella celebre mostra “Einleuchten” di Amburgo, mentre nel 1992 è chiamato a partecipare a “Documenta IX”. Oggi vive e opera tra gli Stati Uniti e l’Italia, dove svolge anche attività di insegnamento universitario presso lo IUAV di Venezia.L’artista interviene più volte su ogni parte dell’opera, con una cura che si rivela accudimento discreto, disciplina più che meticolosità, e dove i fattori della crescita e della lentezza, della meditazione allegra e solitaria a un tempo, giocano un ruolo fondamentale.
We need to build bridges Not just the catholic church but all churches, this pavilion is a bridge. Bridges connect Bridges bring hope Bridges allow us to connect to others Bridges allow conversation And questions and dialog And bridges bring compassion. We cannot live on islands Isolated , and spend our lives building walls , we must look around ourselves And look outside the comforts of our own lives and beliefs. We must open the doors for conversation, We must unfold to each other Share our differences Erase cynicism and allow into our lives differences ! This is what my paintings are about. An awareness of a profoundly human vulnerability and The need for bridges. A desire for hope, and that everything has a life and this life can unfold into the hands of another, in another way another time and another place. Lawrence Carroll. Rome 2013
L’opera realizzata per il Padiglione Vaticano riguarda il momento della Ri-Creazione. Posta alla fine del percorso di visita, l’installazione dal titolo Another Life, creata appositamente per il tema proposto e per lo spazio del padiglione, si compone di quattro grandi wall paintings e due floor pieces, come li definisce lo stesso artista. L’illuminazione si rivela di primaria importanza nell’impostazione del lavoro ed è pensata come il più possibile naturale, mai rivolta direttamente alle opere ma diffusa uniformemente dal soffitto, per permettere ai colori tenui e naturali, tipici di Lawrence Carroll, di esplicitare appieno la loro qualità di assorbenza, accentuata anche dall’uso di cere e di oli, componenti cari all’artista per la loro densa trasparenza. Anche l’aspetto progettuale si è rivelato uno dei cardini del lavoro, che ha coinvolto anche un gruppo di tecnici per la realizzazione di uno dei pannelli a parete: un freezing painting unico nel suo genere per caratteristiche e dimensioni rispetto alle precedenti opere di Carroll, che ciclicamente sarà scongelato e ricongelato mutando il suo aspetto nel corso della giornata. La componente operativa della realizzazione, in parte condotta nel grande studio nei pressi di Bolsena, ha riguardato anche una riflessione dell’artista sulle sensazioni dell’attesa, della sfida e della gioia, come anche su certe implicazioni dei processi di automatismo che scaturiscono dall’ “esperienza delle mani”.